La Serie A, il futuro e… Berardi. Longhi: “Cerco un progetto serio, mi sento molto bene”
La nostra intervista esclusiva ad Alessandro Longhi, ex Brescia e Sassuolo con oltre 200 presenze tra Serie A e B
Umiltà, passione e consapevolezza di poter dare ancora tanto allo sport che amiamo. E quando si ha un curriculum come quello di Alessandro Longhi, il tutto assume una valenza ancora più speciale. 53 presenze in Serie A con il Sassuolo, 179 in Serie B vestendo le gloriose maglie di Brescia, Triestina, Padova e Pisa. Ma anche, a 35 anni compiuti, tanta voglia di continuare a giocare a calcio, anche in Serie D.
Aneddoti, compagni di squadra “fenomeni”, avversari immarcabili e uno sguardo al futuro. Noi di Seried24.com abbiamo fatto una chiacchierata con il difensore classe 1989 per parlare di questo e di molto altro. “La Serie A? Ormai è il passato, adesso invece…” esordisce, come se arrivare ai massimi livelli come ha fatto lui sia una cosa di poco conto.
Dopo una stagione entusiasmante nel girone A di Serie D, con la fascia da capitano dell’RG Ticino al braccio e avendo raggiunto i playoff per la prima volta nella storia del club, adesso per Alessandro Longhi è il momento di una nuova sfida.
“Sto molto bene fisicamente, cerco un progetto che…”
“Vengo dalla stagione più positiva da quando sono in questa categoria. Ho voglia, sono carico e spero di trovare qualcosa di serio e di entusiasmante“. Sono queste le prime parole del difensore ex Sassuolo, quando gli chiediamo cosa aspettarci dal suo futuro. E poi ancora: “Cerco un progetto ambizioso. È vero che ho 35 anni, ma quest’anno a parte pochissime partite saltate per qualche contusione le ho giocate tutte. Sto molto bene fisicamente, penso di poter dare ancora molto nei prossimi anni“.
Dopo aver girato l’Italia per lavoro, però, è giunto il momento anche di fermarsi e trovare un compromesso. “Mi piacerebbe un progetto al nord Italia, vicino alla mia famiglia che si è già spostata abbastanza. Non voglio allontanarmi troppo dai miei bambini. Ci sono diverse piazze affascinanti tra i dilettanti, dal Piacenza al Chievo. Tra l’altro proprio a Verona ho iniziato la mia carriera, con il mio cartellino poi riscattato dal Sassuolo… però sarebbe un onore tornare da quelle parti. Mi piacerebbe un progetto che, per questa categoria, sia qualcosa di serio“. Insomma, Alessandro Longhi sembra avere le idee chiare.
Longhi: “Il girone H è un’altra cosa, molto simile alla Serie B”
Originario di Desenzano del Garda, nato nel 1989, difensore centrale roccioso che all’occorrenza ha dimostrato ottime qualità anche in mezzo al campo. Una carriera invidiabile che lo ha visto protagonista a tutti i livelli del calcio italiano e gli permette (anche) di essere giudice oggettivo di determinate situazioni. Volete un esempio? Eccolo.
“Il girone H? È proprio un’altra cosa. Io sono arrivato direttamente dalla Serie B e più di tanto la differenza fuori dal campo non l’ho sentita tra stampa, tifosi e tutto quello che succede attorno. Ma anche il livello del campionato è molto alto. Sono tutte piazze importanti con un gran seguito, sembra proprio un’altra categoria. Dalla Gelbison al Taranto, tantissima gente al seguito anche in trasferta: è un’altra mentalità“.
“Ho fatto un anno a Cerignola e uno a Casarano – prosegue poi l’ex Sassuolo -, sono state due stagioni bellissime. Poi invece sono tornato vicino a casa, mi sono adattato e in questi ultimi tempi mi sono trovato molto bene. Lo stacco dalla Serie B al girone H non l’ho sentito, mentre più a nord c’è parecchia differenza“.
Poi, a proposito di situazioni particolari, riaffiora anche un ricordo risalente alla stagione 2010/2011. “Nel girone A di quest’anno ho calcato nuovamente campi che avevo già vissuto, come ad esempio il “Franco Ossola” di Varese. Lì ho fatto l’esordio in Serie B con la maglia della Triestina… tornare adesso e vedere tutto praticamente abbandonato è un peccato, dagli spogliatoi al terreno di gioco. Spero ci si possa mettere mano presto“.
“Il compagno più forte? Berardi. Con lui in Nazionale…”
La nostra chiacchierata con l’esperto calciatore, ormai ex RG Ticino, si sposta andando a ritroso per rivivere momenti e ricordi indelebili nella mente di Alessandro. “Il compagno più forte con cui ho giocato è sicuramente Berardi, per forza. Era già un fenomeno il primo anno che si è allenato con noi in Serie B. Si vedeva che ‘Bera’ – così lo chiama – aveva delle qualità incredibili che gli avrebbero permesso di diventare il giocatore che è diventato. Magari con lui in Nazionale le cose sarebbero andate in maniera diversa, mi spiace“.
E l’avversario più forte? “Praticamente qualsiasi giocatore della Juventus di quegli anni. Tevez, Pogba, Vidal… quando si andava allo Juventus Stadium – e qui riportiamo le parole fedelmente – era un casino. Lo dico ancora ai giovani con cui gioco ora, che magari tifano Inter o Milan… in quegli anni andare a San Siro non era così bello come lo è adesso. Magari c’erano 35/40mila persone ma dal campo non me ne rendevo conto, adesso invece è sempre pieno“.
Per concludere, non potevamo non chiedergli anche il nome di un allenatore. Eccovi la sua risposta, data quasi senza pensare. “Questa è semplice, Eusebio Di Francesco. Con lui ho fatto quattro anni tra Serie B e A, ha sempre avuto delle idee di gioco precise in cui credeva fermamente. Magari è un po’ presuntuoso ma ho l’impressione che abbia lavorato un po’ in questa direzione con il passare degli anni“.
Con l’esperienza della Serie A e il presente in Serie D
Una chiacchierata piacevole e piena di ricordi, ma sempre con una grande attenzione al futuro nel dilettantismo. “Sto molto bene fisicamente, cerco un progetto serio” ha dichiarato in precedenza. In attesa di scoprire per quale squadra giocherà Alessandro Longhi, però, abbiamo voluto fare un piccolo giochetto. Quali tre parole userebbe per descrivere la “sua” Serie D? Ecco la sua risposta.
“È difficile sceglierne solamente tre, ma credo che le migliori siano queste: presente, giovani, esperienza. ‘Presente’ perché amo giocare a calcio, mi sento ancora bene e voglio continuare. La seconda perché mai come in questa categoria ho avuto a che fare con così tanti giovani, che vedo crescere sia sotto il punto di vista calcistico sia sotto quello umano. E infine ‘esperienza’, perché ho avuto la prova che anche a 35 anni si può sempre imparare qualcosa“.