Ci son cascato di nuovo | Sinner, altra positività e altra difesa: “colpa del cibo avariato”
Si riapre il caso per Jannik Sinner
“Tokyo 2020: 23 nuotatori cinesi in gara dopo la positività. La Wada: “Era colpa del cibo avariato““. Uno dei tantissimi esempi che si potrebbero fare in riferimento alla World Anti-Doping Agency, una fondazione istituita per volontà del Comitato Olimpico Internazionale, per coordinare la lotta contro il doping nello sport. Sarà forse una falsità anche il caso del numero uno al mondo Jannik Sinner?
Quando al Tribunale di arbitrato sportivo di Losanna verrà incalzato dai legali della Wada che chiedono per lui una squalifica di almeno un anno, il tennista dovrà dimostrare agli arbitri una sola cosa: che ha fatto di tutto per evitare il rischio di venire contaminato da una sostanza contenuta nella crema dermatologica che il suo massaggiatore Giacomo Naldi usava per curarsi una ferita alla mano.
È il principio di “non colpa e negligenza” accettato in primo grado dal Tribunale indipendente del tennis (Sport Resolutions) che la fondazione contesta per motivi al momento non noti.
Wada chiede uno stop da uno a due anni. In attesa della sentenza Sinner può regolarmente giocare. “Sorpreso e deluso“, ha detto in conferenza. Poi una nota ufficiale: “Nulla da nascondere, collaborerò“.
Le positività nel mondo dello sport
Nello sport si registrano ogni anno tra venti e trenta positività, l’1% del totale, il 3% nella categoria degli steroidi, un terzo delle quali in Italia. La giurisprudenza di questi casi fornisce un quadro piuttosto chiaro (con rare eccezioni) dei criteri con cui vengono assolti o puniti (e con che pena) gli atleti e della strategia difensiva necessaria per cavarsela. Tra i tanti, i quattro anni rifilati al tennista Stefano Battaglino (pena massima) derivano dal fatto che l’atleta ha, secondo Sport Resolutions, indicato una fonte di contaminazione inverosimile (un massaggiatore dello staff di un torneo in Marocco che avrebbe usato una specifica sostanza al posto dell’olio) non riuscendo nemmeno a portarlo in aula a testimoniare.
I 18 mesi alla fondista norvegese Johaug tengono conto del fatto che la crema le era stata prescritta dal medico del team (reo confesso), ma l’atleta paga il non aver controllato l’evidente scritta sospetta sulla confezione. I precedenti sono chiari, il processo dovrebbe essere lineare. Per ribaltare la sentenza di Sport Resolutions, la Wada dovrebbe dimostrare ad esempio che il preparatore Umberto Ferrara non ha comprato la crema alla Farmacia Ss Trinità di Bologna lo scorso 13 febbraio, come lui stesso ha dichiarato, oppure ottenere che uno dei due “garanti di Sinner”, lo stesso Ferrara e/o il massaggiatore Naldi, ritratti la versione data nel procedimento di primo grado che al momento rende totalmente legittima l’assoluzione di Sinner.
Sinner, altra positività e altra difesa: i dettagli
L’agenzia mondiale antidoping ha presentato appello chiedendo una squalifica “compresa tra uno e due anni“. La vicenda legata all’infinitesima positività al Clostebol, sostanza proibita (per il quale la ITIA non aveva riscontrato colpa né negligenza).
WADA chiede uno stop da uno a due anni. In attesa della sentenza Sinner può regolarmente giocare. “Sorpreso e deluso“, ha detto in conferenza. Poi una nota ufficiale: “Nulla da nascondere, collaborerò“.