“Me ne vado a fare il vino” | Il pupillo di Allegri ha detto addio al calcio: ecco la nuova occupazione
Da pilastro della Juve a una nuova vita dopo il calcio professionistico: è cambiato tutto
Essere un calciatore -e più in generale un atleta- professionista non è così semplice come sembra. Ci sono tanti piccoli dettagli a cui badare, uno su tutti la gestione delle cifre astronomiche che si possono guadagnare. Lo sanno benissimo oltre oceano, in America, dove si cerca di mettere in guarda fin da subito i Rookies NBA, che vengono invitati a partecipare al “Rookie Transition Program“. In sostanza una vera e propria scuola per insegnare ai nuovi arrivati cosa fare e cosa evitare.
La gestione dei soldi e la salvaguardia del patrimonio, infatti, sono particolari fondamentali: sono infatti diversi i casi di stelle dello sport che, al termine della carriera, hanno sperperato tutto e hanno dovuto ridimensionare i loro stili di vita. Tra gli ultimi, giusto per citare alcuni nomi altisonanti, i casi di “pendolino” Cafu e Ronaldinho, vecchie conoscenze del nostro calcio.
Per fortuna, però, c’è anche chi ha un approccio più imprenditoriale e capisce di dover salvaguardare il proprio futuro, non facendo affidamento solo sui guadagni da calciatore. Un esempio? Al giorno d’oggi sono numerosissimi: da Sweet Years di Bobo Vieri e Paolo Maldini a M10 Streetwear di Mesut Özil, fino alle numerose aziende che portano il nome di Lionel Messi e Cristiano Ronaldo. Fashion, sport, alimentazione, hotel… e chi più ne ha più ne metta.
Un altro mondo in cui gli ex calciatori investono, poi, è quello della ristorazione e dell’enologia. Da “El Patio del Gaucho” di Javier Zanetti a “Gattuso e Bianchi” dell’attuale allenatore dell’Hajduk Spalato.
Nel settore del vino, poi, hanno deciso di investire anche Andrea Pirlo con la sua “Azienda Agricola Pratum Coller” e l’ex calciatore della Juventus di cui vi vogliamo parlare oggi. Avete capito di chi stiamo parlando? Se la risposta è no, ve lo sveliamo subito!
Dalla Serie A all’enologia: una passione nata nel tempo
São Paulo, Lazio, Inter, Juventus e Hebei FC in Cina. Due volte campione brasiliano, due volte campione d’Italia… e poi ancora: ben tre volte vincitore della Coppa Italia e una volta vincitore della Confederations Cup (giocata contro la Spagna di Iniesta e Xavi nella bellissima cornice del Maracanã). Un palmarès pauroso per un calciatore che, in carriera, vanta 578 presenze ai massimi livelli, accompagnati da 104 gol e 72 assist. Oltre, ovviamente, alle 27 presenze (e i 2 gol) rimediate con la maglia della Seleção Brasiliana nei suoi tempi d’oro.
ll tutto prima di annunciare l’addio al calcio professionistico, accasarsi al Sale, in Prima Categoria piemontese, e dedicarsi a un’altra vita. Ma sempre con il calcio nel cuore. Una nuova vita nella ristorazione e nell’enologia, che è diventata prima una passione e poi anche un lavoro.
Calcio e vino, la nuova vita del profeta Hernanes
“La trasformazione è il mio motto di vita“. È stata questa la spiegazione che ci ha dato il profeta Hernanes, ex Lazio, Inter e Juventus, quando lo abbiamo intervistato in esclusiva, prima di raccontarci nel dettaglio questo nuovo capitolo imprenditoriale. Ma come è nato questo interesse stravagante? “È stata una scoperta casuale, io ero ignorante riguardo al vino. Prima non bevevo alcol, essendo un atleta cercavo di rimanere il più sano possibile. Arrivando in Italia però ho capito che si tratta di qualcosa con dietro un grande lavoro, e questo mi ha aperto la mente“.
Secondo il brasiliano, poi, esiste un fil rouge che unisce i due mondi. “Nel calcio come nel vino, e in generale in tutte le attività umane, ci sono gli stessi princìpi. Il primo presupposto è che ogni cosa vada messa al suo posto. Un giocatore con caratteristiche se spostato anche solo minimamente non renderà al 100%. Allo stesso modo un’uva che viene messa in un luogo con un suolo e un clima non adatti al suo sviluppo produrrà comunque vino, ma senza ottenere il massimo. E così anche nel calcio: il giocatore deve essere come l’uva, nel suo territorio“.