Ribaltone totale in Serie A: “Presa la decisione sul numero di squadre” | Ci sono già le prime deluse
In Serie A presa la decisione sul numero di squadre, tra sostenibilità e tradizione calcistica
Il calcio italiano è da sempre al centro di dibattiti e riflessioni sul suo futuro. La Serie A, in particolare, rappresenta non solo un patrimonio sportivo ma anche culturale per il Paese. Negli ultimi anni, però, le sfide economiche e organizzative hanno portato a interrogarsi su come rendere il campionato più competitivo e sostenibile. La pandemia da Covid-19 ha ulteriormente accentuato queste problematiche, evidenziando la necessità di riforme strutturali.
Uno dei temi più caldi riguarda il numero di squadre partecipanti alla massima serie. Dal 2004/2005, la Serie A è tornata a essere composta da 20 squadre, un formato che ha garantito un’ampia rappresentanza territoriale e un calendario ricco di sfide avvincenti. Tuttavia, questa struttura ha anche comportato un aumento degli impegni per i calciatori e una maggiore pressione finanziaria sui club, soprattutto quelli di medio-piccola dimensione.
La congestione del calendario è diventata una questione centrale. Con competizioni nazionali ed europee che si sovrappongono, i giocatori sono spesso costretti a ritmi serrati, con poche possibilità di recupero. Questo non solo influisce sulle prestazioni in campo, ma aumenta anche il rischio di infortuni. Molti addetti ai lavori sostengono che una riduzione del numero di squadre potrebbe alleviare questi problemi, garantendo partite di maggiore qualità e spettacolarità.
D’altro canto, la presenza di 20 squadre ha permesso a molte realtà emergenti di affacciarsi sul palcoscenico più importante del calcio italiano. Club provenienti da città meno popolose hanno avuto l’opportunità di misurarsi con le grandi potenze calcistiche, portando entusiasmo nelle rispettive comunità. Ridurre il numero di partecipanti potrebbe limitare queste opportunità, alimentando il divario tra le squadre più ricche e quelle in crescita.
Serie A, dibattito (oggi) chiuso sulla riduzione del numero di squadre
Negli ultimi mesi, si sono intensificati gli incontri tra la Lega Serie A, la FIGC (Federazione Italiana Giuoco Calcio) e altre istituzioni calcistiche. L’obiettivo comune è trovare soluzioni che possano conciliare le esigenze di sostenibilità economica con la competitività sportiva. Si è discusso di vari modelli, prendendo spunto anche da altri campionati europei che hanno già attuato riforme simili.
La questione ha diviso l’opinione pubblica e gli addetti ai lavori. Alcuni presidenti di club storici sostengono che un campionato a 18 o addirittura a 16 squadre potrebbe elevare il livello generale, mentre altri temono per la sopravvivenza delle realtà più piccole. Anche i tifosi sono divisi: c’è chi desidera vedere partite di alto livello ogni settimana e chi teme di perdere la magia delle sfide contro le squadre meno blasonate.
La decisione riguarda anche gli altri campionati…
Dopo lunghe trattative e confronti accesi, in Serie A è arrivato il “nulla di fatto”. Le istituzioni calcistiche hanno annunciato l’intenzione di ridurre il numero di squadre partecipanti. Tale decisione non è importante solo per il destino della massima serie, manche per società di Serie B, Lega Pro e quelle di Serie D, che vedono sempre più assottigliarsi le possibilità di competere per salire dalla propria categoria.
Parola di Giancarlo Abete, presidente del Dipartimento Interregionale della Lega Nazionale Dilettanti, che ha parlato a margine dell’Assemblea Ordinaria Elettiva tenuta lo scorso 16 settembre all’Hotel Holiday di Roma. “Non si parla più della riforma dei campionati perché c’è la volontà della Serie A di restare a 20 squadre. Un’eventuale riformerà consisterà nell’asciugare, dal basso, le società professionistiche. L’utilità dei play-off? Abbiamo ogni anno nove promozioni dalla Serie D alla Serie C e, viceversa, nove retrocessioni, normale si rischi di non vedere squadre salire dai play-off. In prospettiva, possiamo pensare a delle innovazioni ma al momento la struttura dei campionati è questa. Se poi potremo lavorare sul meccanismo delle promozioni e delle retrocessioni lo facciamo ben volentieri”, ha concluso Abete nel suo intervento in merito.